Referendum a Budrio, Sassatelli: “Diamo maggior potere al Parlamento”[L’INTERVISTA PER IL SI’]

29 novembre, 2016

sassatelliIn vista del voto sulla Riforma Costituzionale di domenica prossima Budrio Next ha deciso di proporre due interviste a budriesi che sono impegnati nella campagna referendaria. Partiamo oggi con cinque domande a Marco Sassatelli (foto), referente locale del Comitato per il Sì. Domani seguirà l’intervista a sostegno del No.

Sassatelli, perché è importante votare Sì al Referendum?
La riforma è un tentativo ben fatto di avvicinare le istituzioni al volere dei cittadini. Avremo due camere che faranno cose diverse, per cui gli accordi fra i partiti avranno valore nella sola Camera dei deputati; questo rende più semplice ed efficace il controllo popolare dei rappresentanti politici. L’introduzione del referendum propositivo e il rafforzamento delle leggi di iniziativa popolare consentiranno di proporre “dal basso” argomenti che la Camera dovrà obbligatoriamente discutere in tempi definiti. I sindaci entreranno per la prima volta nel processo di formazione delle leggi portando in parlamento i problemi dei territori e i bisogni delle persone, invece di essere gli esecutori passivi di norme decise lontano. Oggi tutto questo non è possibile, mentre con la riforma lo sarà, e credo che lo sforzo debba essere premiato.

Secondo i sostenitori del No qualora la riforma venisse approvata ci sarebbe il rischio di una deriva autoritaria per il nostro Paese. Lei è d’accordo?
No, soprattutto perché credo che con la riforma il Parlamento avrà molto più potere. Ad oggi è il governo che propone le leggi, su molte pone la fiducia e ci sono troppi decreti legge; con la riforma questa tendenza sarà certamente ridotta perché ci si aspettano maggioranze più stabili e unite. Siamo in una repubblica parlamentare e il parlamento deve recuperare quel ruolo di azione e garanzia che finora gli è stato negato. La riforma va esattamente in questa direzione e se noi elettori ci assumiamo la responsabilità di mandare in parlamento gente responsabile non esiste alcun rischio autoritario.

Parliamo degli effetti politici legati al risultato del referendum costituzionale: nel caso in cui vincesse il No, cosa dovrebbe fare Matteo Renzi?
Parliamo di Renzi come Presidente del Consiglio, perché come segretario del PD la sua scelta è di scarso interesse generale. Il Presidente del Consiglio ha assunto l’incarico di formare il governo con mandato esplicito di realizzare le riforme: la sconfitta al referendum ha lo stesso valore di una sfiducia in parlamento, penso che dovrà dimettersi. Sarà poi il Presidente della Repubblica a valutare le maggioranze possibili per arrivare a fine legislatura. C’è gente che crede che fra Grillo, Salvini, Berlusconi e l’appoggio fondamentale di Bersani e D’Alema si possa creare un governo, non so se Mattarella sarà d’accordo.

A Budrio il Partito Democratico ha scelto di sostenere ufficialmente la posizione del Sì, benché l’attuale dirigenza non sia mai stata così filo-renziana. Come mai?
Non è questione di renziano o no. Da fuori noto con piacere che la prospettiva riformista, patrimonio del PD di Budrio, e l’approccio autenticamente riformista di questa legge di revisione della Costituzione si sono ritrovati. Molto diverso dai toni massimalisti e tardo rivoluzionari che hanno adottato alcune delle forze che stanno fuori del PD.

In questi ultimi giorni di campagna elettorale, come vi adopererete in paese per convincere gli indecisi? E quali sono le difficoltà maggiori che incontrate nello spiegare la riforma e nel confrontarvi con i budriesi?
Parliamo con le persone, per strada, sui social, in piazza e al mercato. Poi facciamo iniziative pubbliche di carattere informativo: mercoledì 30 ci sarà un incontro con due esperti uno per il Sì, l’altro per il o disponibili a sciogliere gli ultimi dubbi delle persone. Riteniamo che i cittadini di Budrio meritino luoghi dove poter ragionare, dopo le settimane di urla che i social e la tv ci hanno propinato nel tentativo di farci credere che dopo il 4 dicembre si apriranno i portoni dell’inferno. Alimentare la paura non ha senso e soprattutto non serve a farci vivere meglio in futuro.

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7 Commenti


  1. NO !! nel merito e nel metodo ; con l’ occasione chiedo : perchè Renzi nel suo continuo peregrinare non va mai nelle fabbriche in crisi a confrontarsi con i lavorato ri ?? questa potrebbe essere la terza ragione per il NO !!

  2. Siamo davanti ad una serie di millanterie ed imprecisioni. Non è vero che le due Camere faranno cose diverse : molte materie (22) dovranno per forza passare il vaglio sia della Camera che del Senato, e tutte le altre potranno essere comunque richiamate dal Senato, che potra’ proporre modifiche che la Camera decidera’ poi, con una nuova votazione, se accogliere o respingere. Non è vero che gli “accordi tra partiti” varranno solo alla Camera : questa è solo una supposizione infondata, anche alla luce del fatto che i Senatori non saranno eletti direttamente dai cittadini ma bensì dai Consigli regionali, rendendo così ancora piu’ forte proprio il controllo dei partiti sulle “nomine” di quei sindaci e consiglieri regionali che andranno a fare i senatori. Non è vero che, per i referendum propositivi, la Camera dovra’ obbligatoriamente discuterne le Leggi proposte in tempi definiti : la “riforma” rinvia ad una ulteriore riforma del regolamento parlamentare che dovrebbe garantire ” forme e tempi certi di discussione”, ma non vengono invece previsti tempi certi per l’approvazione di queste modifiche regolamentari. E comunque, quand’anche arrivassero, qualsiasi Legge di iniziativa popolare potra’ essere regolarmente bocciata dalle maggioranze blindatissime previste dall’Italicum. Non è vero che i sindaci porteranno in Parlamento i problemi dei territori : anche laddove questo fosse parzialmente vero, i territori sarebbero rappresentati a macchia di leopardo, con alcuni (pochi) rappresentati ed altri no (la stragrande maggioranza). Non è vero che con la “riforma” il Parlamento avra’ piu’ potere : lo avra’ il Governo, specificatamente nella persona del leader del partito che vincera’ le elezioni. Insomma, ha proprio ragione Crozza quando dice che sulla riforma gli italiani sono divisi tra chi votera’ sì e chi invece la riforma l’ha capita.

  3. Da “ il Fatto Quotidiano” di oggi : “BESTIARIO COSTITUENTE” (di Marco Travaglio) : Se conoscete qualche incerto o qualche frescone del “meglio cambiare che restare fermi”, raccontategli una a scelta tra queste che sembrano barzellette, ma che invece saranno realta’ se domenica vincera’ il Sì. Alcune le abbiamo segnalate mano a mano che le scoprivamo, altre le ha scovate il costituzionalista Emanuele Rossi. 1) Ogni Regione d’Italia avra’ un sindaco-senatore, tranne una che ne avra’ due : il Trentino. La Lombardia, per dire, che e’ 10 volte piu’ grande e popolosa, ne avra’ solo uno. Ma che si fumano, questi ricostituenti, mentre scrivono le leggi ? ; 2) Ogni Regione avra’ almeno un consigliere regionale-senatore, ma gli Statuti delle cinque Regioni a statuto speciale vietano ai consiglieri regionali di fare anche i senatori. E chi manderanno a rappresentarle ? I figli ? Le mogli ? ; 3) Quando si domanda perché mai i nuovi senatori non saranno piu’ eletti, ma 95 nominati dai Consigli regionali e 5 dal Quirinale, Renzi & C. rispondono che sindaci e consiglieri sono comunque eletti dal popolo (non per fare i senatori, ma fa niente). E citano i sindaci delle grandi citta’ eletti con un sacco di voti. I piu’ votati, all’ultimo giro, furono De Magistris a Napoli, la Raggi a Roma , la Appendino a Torino, Sala a Milano. Bene : siccome i loro partiti/movimenti son in minoranza nei rispettivi Consigli regionali (Campani, Lazio e Piemonte governati dal Pd e Lombardia dalla Lega) questi nomineranno altri sindaci, molto meno votati di loro e di citta’ molto piu’ piccole ; 4) I Consigli regionali eleggono i senatori “nel numero corrispondente all’ultimo censimento”. Cioe’ : se tra una elezione ed un’altra una Regione aumenta la popolazione, potra’ eleggere un senatore in piu’, senza toglierne alle altre. E così il Senato, fissato in 100 membri, potra’ dilatarsi ad un numero imprecisato. Un Senato gonfiabile ; 5) La durata del mandato dei senatori “coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti”. Cioe’ dei Consigli regionali : quando questi scadono, scadono anche i consiglieri-senatori. Ma i sindaci vengono eletti in tempi diversi rispetto alle Regioni : quindi possono scadere da senatori prima che da sindaci, ma anche restare senatori quando non sono piu’ sindaci (in attesa che venga rinnovato il Consiglio regionale). Pensate ad un sindaco nominato senatore un mese prima di scadere : resterebbe senatore per 4 anni senza essere sindaco ; 6) La legge Severino (vedi De Magistris e De Luca) prevede la sospensione per i sindaci e i consiglieri regionali condannati in primo grado, o arrestati. Ma non per i parlamentari, che restano in carica fino a condanna definitiva ( vedi caso Berlusconi). Quindi avremo sindaci e consiglieri regionali arrestati o condannati in primo e secondo grado che dovranno smettere di amministrare citta’ e regioni ma che potranno restare senatori, anche dal carcere, e continuare a votare Leggi per tutta l’Italia ; 7) La riforma prevede una corsia preferenziale per le Leggi del Governo : il Parlamento dovra’ votarle “a data certa”, entro 70 giorni. Purché siano provvedimenti “essenziali per l’attuazione del programma di governo”. E se le Camere bocciano quella Legge “essenziale” ? Il Governo si dimette ? No : la riforma dice che non è obbligato a farlo. E se invece la Camera ed eventualmente il Senato approvano la Legge, ma in 72 o in 73 giorni, che ne e’ della norma ? Decade ? La Consulta dovra’ dichiararla incostituzionale ? Si ricomincia da capo ? Mistero. 8) Dicono che i consiglieri senatori saranno eletti dai Consigli regionali “in proporzione alle rispettive popolazioni” ed “in conformità” con le indicazioni degli elettori. Ma 10 Regioni su 20 ( anzi , 21 , perché per la riforma il Trentino vale doppio) avranno solo due senatori ciascuna : uno sindaco, l’altro consigliere. Quindi, nessuna rpoporzione e nessuna conformita’ : Val d’Aosta, Liguria, Friuli, Trentino, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise e Basilicata manderanno in Senato un solo consigliere di maggioranza ; 9) Sindaci e consiglieri senatori avranno l’immunita’ parlamentare : non potranno piu’ essere arrestati, perquisiti, intercettati o pedinati senza il permesso del Senato di cui fanno parte. Ora, poniamo che 4 consiglieri regionali si dividano una mazzetta. Poi 2 diventano senatori (immuni) mentre gli altri due restano consiglieri (non immuni). Quando un pm scopre il reato, chiede ed ottiene dal Gip di arrestarli tutti e 4. Ma per i 2 senatori il Senato nega l’autorizzazione, e cosi’ finiscono dentro solo gli altri due. Che pagano per tutti, a meno che , una volta usciti, non vadano a cercare i due complici senatori per fargliela pagare con altri mezzi ; 10) Altro caso. Un sindaco deve incassare una mazzetta da un imprenditore che ha favorito in un appalto. Prima di ritirarla, tenta di diventare senatore e dunque immune, così non possono ne’ arrestarlo ne’ perquisirlo ne’ pedinarlo ne’ intercettarlo. Se ce la fa, ha ottime possibilita’ di non essere mai scoperto. Se non ce la fa, si rivolge ad un collega piu’ fortunato, e gli propone di andare a ritirarla per lui, la busta, e poi di dividerla. Così l’immunita’ del collega divenuto complice si estendera’, per contagio, anche a lui, e la faranno franca. Vi piace il presepe ? Votate Sì.

  4. Giulio Sassatelli

    Intanto, una fonte:
    http://documenti.camera.it/leg17/dossier/pdf/ac0500n.pdf

    1) Questa è facile (lo sa anche Travaglio, ma visto che è intellettualmente disonesto non lo scrive). Il Trentino-Alto Adige ha un ordinamento peculiare anche per una regione a statuto speciale. Nello specifico, è una “regione” solo di nome, ma di fatto gli enti locali di peso sono le due cosiddette “provincie autonome” di Trento e Bolzano. D’altro canto, non vedo perché una “camera delle autonomie territoriali” deva essere avara di rappresentanti proprio dove vive mezzo milione di italiani di lingua tedesca.

    2) Gli statuti delle regioni a statuto speciale cambieranno, perché la Costituzione è una legge gerarchicamente superiore.

    3) Risulta evidente che, in un modo o nell’altro, i sindaci dei comuni capoluogo potranno forzare la mano per essere mandati in Senato.

    4) Nello specifico non so per certo come vada, ma: se anche fosse? E’ davvero difficile avere un cambiamento repentino nella distribuzione di 60 milioni di persone: si tratterà di spostare uno o due senatore da una regione a un’altra di tanto in tanto. Nel giro di 5 anni si aggiusterebbe tutto e, nel mentre, chi se ne frega.

    5) L’articolo 57 rimanda le dinamiche di sostituzione dei Senatori alla legge ordinaria. Risulta evidente che questo dettaglio non passerà inosservato.

    6) L’obiezione è priva di fondamento, perché il nuovo articolo 66 recita:
    “Ciascuna Camera giudica dei titoli di
    ammissione dei suoi componenti e delle
    cause sopraggiunte di ineleggibilità e di
    incompatibilità. Il Senato della Repubblica prende atto
    della cessazione dalla carica elettiva
    regionale o locale e della conseguente
    decadenza da senatore.”

    7) Intanto, il voto in data certa è a richiesta. Ed esiste proprio per non ricattare la Camera con la minaccia di una crisi di governo. Mi sembra una norma di civiltà. Se vorrà leggere l’articolo 72 (invece delle bugie di Travaglio), noterà che è possibile sforare di 15 giorni, se i lavori della Camera lo richiedono.

    8) Non vedo una stortura in quel che dice: d’altro canto, ne mandano 2 perché, se contassero per gli abitanti che hanno, ne manderebbero 2, 1 o nessuno. Vorrebbe mandarlo di opposizione? A che pro?

    9) Per dirla con ironia, non simpatizzo comunque per i due che “pagherebbero per tutti”: per me in galera ci stanno benissimo. Per il resto, non vedo cosa, materialmente, impedisca a un consigliere regionale oggi di dividersi una mazzetta con un senatore e fare una cosa analoga. Semmai c’è più gente.

    10) La Costituzione non può occuparsi di prevenire ogni esempio di corruttela. Lo deve fare la legge ordinaria. L’articolo 65 rimane invariato: riconosce alla legge ordinaria il diritto di decidere le condizioni che rendono una persona incompatibile con il seggio di parlamentare. Sta poi a noi elettori sostenere queste norme.

  5. Mi permetto una “controreplica”, sig. Sassatelli : non spetterebbe a me (casomai a Marco Travaglio), ma visto che la trascrizione del suo articolo l’ho postata io, mi assumero’ l’onere di argomentare al riguardo.

    1) Lei motiva le disparità evidenziate dal giornalista, che tuttavia permangono, e finiscono col rendere la composizione del Senato “falsata” in termini di corretta rappresentanza delle popolosità. Lei considera favorevolmente questa maggior rappresentanza alla luce del fatto che il Senato è stato immaginato come una camera di rappresentanza delle autonomie territoriali, ma Le confesso che mentre leggo questa sua affermazione mi chiedo : se fosse vero, allora quali territori rappresenteranno i 5 senatori che saranno nominati dal Presidente della Repubblica ?
    2) Gli Statuti delle Regioni a statuto speciale cambieranno, dice Lei. Ma nessuno sa quando, e se la riforma venisse approvata potremmo trovarci ad avere un primo insediamento del Senato fatto in conformità con gli statuti vigenti, e quindi il problema esiste.
    3) Lei afferma che “risulta evidente che i sindaci delle città capoluogo potranno forzare la mano per entrare in Senato”, ma questa è solo una sua elocubrazione, non prevista dalla riforma, che rimette ai Consigli regionali l’elezione dei sindaci-senatori. Ma poi : come potrebbero , questi sindaci, “forzare la mano” ? Ce lo vede Lei un De Magistris che “forza la mano” a un De Luca ? Non scherziamo : se si volevano in senato i sindaci delle città capoluogo, lo si sarebbe scritto.
    4) Sicuramente il problema esposto da Travaglio non è di primaria importanza, ma aiuta a rendere l’idea di quanto sia raffazzonata questa riforma.
    5) Questo ennesimo rimando a Leggi da approvare in futuro (o, in altri casi, a regolamenti parlamentari da modificare, sempre in futuro) a me ricorda quella vecchia pubblicità, che diceva ” a scatola chiusa compro solo Arrigoni”. Poi penso all’attendibilità e alla credibilità del Governo e del Parlamento che mi stanno proponendo questa riforma, e giungo alla conclusione che da loro, “a scatola chiusa” non comprerei un bel nulla. Intendo dire : non è per nulla detto che il problema esposto dal giornalista sara’ risolto da una futura Legge ordinaria.
    6) Il nuovo art. 66, come da Lei ricordato , prevede che il Senato “prende atto della cessazione della carica elettiva (…) e della conseguente carica da Senatore”. L’obiezione di Travaglio sussiste eccome, perché la “cessazione” di una carica è cosa diversa dalla “sospensione”, e quindi il futuro sindaco-senatore potra’ essere condannato, ad esempio, in primo grado, venire sospeso dalle sue funzioni amministrative e restare in carica come senatore per quelle legislative, non avendo “cessato”, ma solo “sospeso”, il suo incarico da sindaco o consigliere regionale.
    7) Il fatto che il termine possa essere prorogato di 15 giorni non sposta la sostanza del problema evidenziato da Travaglio : una volta superato quel termine ( che siano 70 o 85 giorni, poco cambia), cosa succede di quella Legge ? Nessuno lo sa, per la semplice ragione che nella “riforma” non è stato previsto.
    8) Il punto mi pare di una semplicità che definirei lapalissiana : la “proporzione tra le rispettive popolazioni” asserita nella “riforma” non potrà concretizzarsi : Lei e altri potranno anche pensare di risolvere la questione con una scrollata di spalle, ma purtroppo il punctum dolens permane.
    9 e 10) Sono più o meno d’accordo con quanto Lei afferma, e questo mi fa giungere ad una conclusione piuttosto semplice : non si sarebbe dovuta concedere l’immunita’ parlamentare ai nuovi senatori.

    In ogni caso, ringrazio il Sig. Sassatelli per il tempo che ha dedicato nel rispondere, non ad un mio post ma ad un articolo di cui ho postato la trascrizione. Il confronto di diversi punti di vista si è rivelato un esercizio piuttosto difficile negli ultimi tempi : troppi peshmerga, sui due fronti della contesa referendaria, lo hanno spesso avvelenato con atteggiamenti non esattamente gradevoli. Buon voto a Lei e a chi ha avuto la pazienza di leggersi le nostre estenuanti considerazioni.

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