Alberoni, il primo budriese in bicicletta e la prestigiosa collezione

16 gennaio, 2015

La nascita della prima bicicletta a Budrio e la storia del suo primo interprete sono legate al nome di Arturo Alberoni, che nel 1898 si innamorò delle due ruote a pedali, facendo conoscere le potenzialità del nuovo mezzo meccanico a tutti i suoi compaesani. Le prime cavalcate in sella alla sua bicicletta e l’idea di aprire, nel 1903, una bottega permisero ai budriesi di provare emozioni prima sconosciute. Oggi il nipote Antonio ha raccolto a Budrio altri modelli del passato, creando una prestigiosa collezione che fa toccare con mano la storia delle due ruote a pedali.

LA PRIMA BICICLETTA
Siamo nel 1898 quando il giovane budriese Arturo Alberoni, nato nel 1880, decide di acquistare dall’Inghilterra dei componenti per costruire la sua prima bicicletta, o per meglio dire il primo “bicicletto” (nome assegnato in quel periodo al mezzo a due ruote). Arturo deve fare i conti con notevoli sacrifici per poter pagare, in sterline oro, i preziosi oggetti. Dopo alcune settimane Alberoni riceve il materiale e si impegna a fondo nella fucina del padre per plasmare adeguatamente quei componenti, fino a creare una vera e propria biciletta: la prima realizzata a Budrio. L’entusiasmo di Arturo raggiunge l’apice non appena riesce a salire in sella, la sintonia con il neonato mezzo meccanico è immediata e il novello ciclista si mette alla prova, pedalando sino al mare. Il collaudo è effettuato, ora l’amore può sbocciare.

LA BOTTEGA
I compaesani restano colpiti dalle imprevedibili scorribande di Alberoni, che nel 1903 apre una bottega in via Saffi. Il successo non si fa attendere: i budriesi scoprono la bicicletta e non vogliono più separarsene. Il senso di libertà provato mulinando le gambe, la possibilità di assaporare il vento, di vivere la vita più velocemente ed in perfetta armonia con la realtà circostante. Queste sono alcune delle emozioni provate da quei primi cavalieri delle due ruote, così ben predisposti ad accogliere il nuovo mezzo nello loro esistenze. Nel 1920 Arturo sposta la sua bottega al n.4 di via Saffi, dove riesce ad ampliare l’attività ormai costituita: da una officina (in cui lavorano dieci fattorini), da un negozio – riservato alla vendita di biciclette con l’esclusiva Dei e Legnano, oltre al commercio all’ingrosso di ricambi – e da un deposito cicli. Negli anni ’40 il figlio Giuseppe, vincitore di numerosi premi come fotografo, subentra al padre, mantenendo viva per trent’anni la storica bottega Alberoni.

I RICORDI DI ARTURO E LA PASSIONE DEL NIPOTE ANTONIO
I racconti di Arturo si concentrano spesso sulla giovinezza trascorsa come falegname accanto al padre, con cui costruì i portoni (ancora presenti) delle Scuole Elementari di Budrio. La mente poi torna a quel viaggio a Milano e alla visione delle prime biciclette: il fiato corto, le pulsazioni accelerate e una buona dose di stupore animano le narrazioni fatte da Alberoni al nipote Antonio, che cresce a contatto con il nonno.
Antonio non prosegue la tradizione famigliare, ma diventa un collezionista di biciclette, sublimando la passione di Arturo. Il nipote comincia salvando l’insegna e conservando i pezzi di ricambio della bottega. La precisione del nonno contagia Antonio, che acquista biciclette già negli anni ’70. Per affinare il proprio intuito, il collezionista studia con costanza, ogni volta che deve spostarsi per lavoro riserva qualche ora alle sue ricerche. Ogni mezzo viene restaurato e, se necessario, dotato dei componenti originali. Nel 90% dei casi una bicicletta, soprattutto se d’epoca, necessita di molteplici interventi per restituirle la fisionomia originaria ed allora serve il supporto di vari artigiani, che abbiano conservato pezzi di ricambio, e di un fidato meccanico, capace di ridonarle la vita.
Nel museo creato da Antonio si può davvero toccare con mano la storia delle due ruote a pedali. I modelli si susseguono senza sosta: si parte dai primi velocipedi, passando per le introvabili biciclette della FIAT, per giungere ad una sezione dedicata alle prestigiose biciclette da corsa Bianchi dal 1916 al 2004.
Il 2004 è stato un anno importante, che ha fatto vacillare la passione per il ciclismo di Antonio. La morte di Marco Pantani (avvenuta il 14 febbraio) ha portato con sé la caduta di una delle ultime illusioni e forse ha reciso irrevocabilmente quel cordone ombelicale che ci univa ai primi eroi del pedale. Ma Alberoni è riuscito a rilanciare il proprio amore, concentrandosi sulle biciclette da turismo e attualmente su quelle da corsa appartenute a dei campioni. La memoria del nonno Arturo continua ad essere una motivazione irrinunciabile, che da oltre cinquant’anni guida la sensibilità del nipote verso la scoperta di nuovi mezzi meccanici da ricollocare nella giusta prospettiva, attribuendogli le sembianze che avevano alla nascita.

Le fotografie presenti in questo articolo sono di proprietà di Antonio Alberoni.

Leonardo Arrighi

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7 Commenti


  1. Che bello! Mi dite gli orari di apertura?

  2. si! sono molto interessata anch’io a visitarlo. Dove si trovano gli orari di apertura?

  3. Bellissima collezione , da perderci la testa. Vorrei anche ricordare che a Budrio abbiamo un grandissimo ed esperto meccanico in grado di restaurare meccanicamente cicli d’epoca .
    Sono rimasti in pochissimi con questa competenza .
    Si Chiama Brini Giuseppe e la sua bottega si trova nel’ex zona Coop.
    Mi ha restaurato 3 biciclette ora regsitrate nel registro storico “Eroica” tra le quali un bellissma Legnano.

  4. Bellissima collezione. Mi sembra di avere capito che è visitabile. Dove e in che orari? Da appassionato di biciclette sarei molto interessato.

  5. Lella (e Martina)

    Molto interessante, si potrebbe aprire alla visita delle scolaresche.

  6. Io sono molto interesato en contactare con il signore Alberoni
    e possibile obtenere il suo e-mail?

    Mile gazie

    Angel Giner
    Zaragoza/Spain

  7. Bravo Bron !

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