Essere vicini anche nell’essere cosi’ lontani [L’ANGOLO DELLA PSICOLOGA]

12 settembre, 2014

di Barbara Bacco*

È ufficiale da Settembre che, all’interno dell’operazione nazionale Mare Nostrum, che accoglierà sul suolo italiano oltre 100mila profughi, 12 immigrati saranno ospitati dal Comune di Budrio. Il progetto nazionale di accoglienza dei profughi si definisce e delinea all’interno di un Paese, come l’Italia, che sta vivendo un periodo storico ed economico complesso caratterizzato dall’incertezza, dalla difficoltà di avere solide prospettive, presenti e future, in cui l’idea di poter accogliere l’Altro può spaventare.

Lo straniero, che proviene da posti lontani, sconosciuti e molto diversi dalla nostra società, porta con sé la propria storia, la propria cultura e la propria esperienza di vita carica di disperazione, povertà, dolore e voglia di riniziare, scatenando in chi lo riceve emozioni opposte oscillanti tra il desiderio di solidarietà e fratellanza e sensazioni di diffidenza e paura, paura del diverso.
Questo sentimento di timore può accompagnare, come spesso accade, sia l’emigrante che giunge in suolo straniero sia chi lo ospita, perché l’essere diversi dalle altre persone per qualche elemento in particolare può animare in ognuno di noi molteplici interrogativi e insicurezze, anche inconsapevoli, legati al bisogno dell’uomo di mantenere dei confini sicuri dall’Altro in cui potersi sentire protetti come reazione innata di difesa.
La paura dell’Altro richiama alla mente il concetto di “xenofobia” che etimologicamente significa “paura dell’estraneo” o anche “paura dell’insolito”. L’avversione, in altre parole, espressa da un individuo, da un gruppo, da una comunità nei confronti dell’estraneo, o di ciò che è insolito è la manifestazione, o meglio, la comunicazione di una paura profonda e sottile che può essere espressa attraverso la rabbia, l’intolleranza e la chiusura verso l’ estraneo: l’ Altro può diventare il nemico.

Tutto ciò assume una valenza emotivamente e psicologicamente sintomatica all’interno del nostro Paese ferito in cui, quasi quotidianamente, le parole che vengono ripetute, in maniera martellante e costante, sono crisi, recessione, incertezza del domani che creano, inevitabilmente, un generale stato d’animo di allarme dove lo straniero che arriva può incarnare l’immagine negativa di colui che giunte con lo scopo di toglierci qualcosa, perché sta invadendo uno spazio non proprio, uno spazio già così ristretto di possibilità. Questo alimenta un sentimento inconscio di paura che entra in contraddizione con la natura sociale dell’essere umano che lo porta verso la creazione di un gruppo, verso una comunità. Qui può nascere e rafforzarsi l’idea di integrazione dove la paura dell’Altro può essere superata passando dalla risoluzione di conflitti attraverso la possibilità della mediazione e della con-divisione.
L’essere umano non nasce xenofobo, ma lo può diventare attraverso complesse dinamiche sociali, che possono essere superate solo con la tolleranza e con il riconoscimento di quali sono le caratteristiche dell’Altro che spaventano, infastidisco, disarmano. Solo attraverso la conoscenza dell’Altro è possibile trovare la chiave della giusta comunicazione tra esseri umani che possono studiarsi, confrontarsi ed accettarsi seppur mantenendo le proprie identità personali accorciando le distanze emotive, non solo fisiche.

“Secondo me non siamo
diventati ciechi, secondo me
lo siamo. Ciechi che
vedono, ciechi che, pur
vedendo, non vedono”.
(J. Saramago)

*Barbara Bacco, budriese, è specializzata in psicologia della famiglia e della coppia, psicologia dell’eta’ evolutiva ed adulta e psicologia giuridica.
studio.barbarabacco@gmail.com

Facebooktwittergoogle_plusmail

Commenta via Facebook


9 Commenti


  1. Adesso il Comune offre consulenza psicologica a tutti quanti osano criticare l’accoglienza ai dodici nuovi “coinquilini” budriesi?!!
    Benéssum! …… 🙂

  2. Mi permetto un umile commento. La dottoressa ha dato la giusta etimologia della parola “xenofobia”, ed aggiungo io spesso usata a sproposito in senso dispregiativo.
    A mio avviso però non è esatto che “l’essere umano non nasce xenofobo”: al contrario l’uomo nasce xenofobo (etimologicamente parlando) se è vero come è vero che il bambino quando nasce (e per un lungo periodo della propria adolescenza, ed a volte anche l’uomo adulto) ha paura “paura dell’estraneo” o anche “paura dell’insolito”, fidandosi solamente nella Madre e delle persone che gli stanno a fianco che gli consentono pace e serenità che “l’estraneo” e L’insolito” non gli danno.

    • Concordo con la sig.ra Maria Luisa, la psicologia non è una scienza perfetta come la matematica, si presta a varie interpretazioni a seconda delle situazioni. Parere personale naturalmente!

    • hummm… altrettanto umilmente sig.ra Maria Luisa mi permetto di contraddirla anche se non sono uno psicologo ma solo un papà. La paura dell’estraneo il neonato l’acquisisce dalla “mamma”. Appena nato, chiunque lo sfami o lo accudisca ne provoca la serenità: ergo, al neonato van bene tutti. Ed in quel momento in cui è davvero vergine non ha paura di nessuno.

  3. hummm…. Sig. Marco qui si passa dalla psicologia …alla filosofia….

Lascia un commento


Il tuo commento sarà pubblicato al più presto una volta sottoposto a moderazione. I campi contrassegnati con * sono obbligatori.