Giovanni Giacinto Vogli, il medico budriese studiato da Galvani

12 novembre, 2015

Tra i budriesi impegnati negli studi scientifici tra il 1600 e il 1700 spicca Giovanni Giacinto Vogli: medico, professore universitario e autore di importanti pubblicazioni sulla generazione dei vivipari e sulla fisiologia animale ed umana. Bologna si configura come un centro culturale di grande rilevanza, che permette a Vogli di manifestare le proprie qualità. Gli studi sui vivipari lo collocheranno all’interno di un acceso dibattito con i seguaci di Marcello Malpighi, mentre le dettagliate analisi sulla fisiologia animale creeranno un legame con Luigi Galvani, che recupererà le preziose indagini del budriese, utilizzandole come punto di partenza per le ricerche sui fenomeni elettrici associati alla contrazione muscolare.

LA CURIOSITÀ DI GIACINTO
La vita e la carriera di Vogli si intrecciano con quelle di Stefano Danielli (1656-1730) – suo maestro e sostenitore – e di Vincenzo Menghini (1704-1759), cognato e primo uomo a scoprire la presenza del ferro nel sangue. Vogli, Danielli e Menghini sono tutti e tre di Budrio e per molti anni animeranno l’ambiente scientifico bolognese, ricoprendo anche importanti incarichi universitari e nell’Accademia delle Scienze.
Giacinto nasce nel 1697 da Marcantonio e Domenica Gambarini Bolognese. Il giovane budriese manifesta immediatamente una incontenibile curiosità. I primi rapporti con lo studio prendono forma a contatto diretto con alcuni eruditi di Budrio, da cui Vogli trae insegnamenti decisivi. Dopo pochi anni Giacinto può già vantare una buona preparazione, soprattutto nelle discipline umanistiche. I genitori comprendono le qualità del figlio che, seppur giovanissimo, sembra possedere una innata maturità.
Il passo decisivo coincide con l’inizio delle lezioni alla Scuola dei Padri della Compagnia di Gesù di Bologna, dove Vogli consolida le proprie conoscenze, acquisendo complesse nozioni grammaticali e retoriche. La filosofia diventa presto la protagonista delle indagini di Giacinto, che sotto la guida di Alessandro Garofalo affina una serie di tecniche utilizzabili durante delle orazioni pubbliche. La medicina comincia a farsi strada nella quotidianità del budriese, sempre più interessato ai vari metodi di cura e alle leggi che regolano il funzionamento degli organismi animali ed umani.

LA CONTESA CON I SEGUACI DI MARCELLO MALPIGHI
L’iscrizione all’Università di Bologna è la prevedibile conseguenza e a questo punto si verifica il primo contatto con Stefano Danielli, prestigioso professore di Anatomia e Medicina per oltre quarant’anni. Vogli segue con instancabile assiduità tutte le lezioni, superando gli esami senza difficoltà. Seppur ancora molto giovane riesce a destreggiarsi abilmente tra materie scientifiche ricche di complessità e passibili di continui aggiornamenti. Nel 1714, all’età di diciassette anni, Giacinto consegue la Laurea in Filosofia e Medicina: ciò che serve ora è l’abilitazione. Per questo motivo il budriese, senza indugi, si trasferisce a Firenze, dove continua a studiare ma soprattutto può mettersi alla prova concretamente, lavorando all’ospedale di Santa Maria Novella accanto a medici molto esperti. I periodi trascorsi in Toscana sono alternati a soggiorni bolognesi, nel corso dei quali Vogli si trova immerso nella contesa fra Tommaso Sbaraglia e i seguaci di Marcello Malpighi (1628-1694). L’oggetto della discussione è un articolato insieme di caratteristiche della generazione dei vivipari: i tempi e le modalità di gestazione diventano motivi di scontro nelle piazze di Bologna, davanti ad un consistente numero di spettatori. Il quasi ventenne di Budrio abbraccia le tesi di Tommaso Sbaraglia e comincia a prendere parte a dispute pubbliche. Nel 1718 Giacinto decide di raccogliere le proprie orazioni nel libro De Anthropogonia Dissertatio Anatomico-Phisica, in qua de Viviparorum Genesi (Bologna, per le stampe del Rossi). Questo volume accresce la fama del giovane studioso, che continua il suo percorso di apprendimento, esercitando la professione medica nel Ducato d’Urbino.

GLI STUDI CHE ISPIRERANNO LUIGI GALVANI
All’inizio degli anni ’20 Vogli rientra stabilmente a Bologna, impegnandosi nello studio dell’algebra accanto al professor Carlo Hebert Gerolimino. Nel 1725 il budriese ottiene una Lettura Onoraria e poi Stipendiaria, che anticipano l’acquisizione della cattedra di Anatomia dell’Università di Bologna. Dal 1728 Giacinto è professore a tutti gli effetti. La prestigiosa carica giunge grazie al sostegno di altri docenti – in particolare di Tommaso Sbaraglia – ma soprattutto per i meriti conseguiti da Vogli attraverso l’opera Fluidi Nervei Historia (Bononia Studiorum, per le stampe di Giulio Borzaghi) pubblicata nel 1720. In questo volume sono approfonditi molti aspetti fisiologici di varie specie di esseri viventi. Le riflessioni di Giacinto avranno (circa mezzo secolo dopo) una notevole influenza su Luigi Galvani, certamente in possesso del libro come attesta l’elenco degli scritti presenti nella sua biblioteca personale. Quando Galvani inizierà la propria ricerca sui fenomeni elettrici associati a contrazioni muscolari si servirà proprio degli studi compiuti da Vogli, sempre attento e dettagliato nell’analisi dei comportamenti animali ed umani. Nel corso degli anni ’30 arriva anche la nomina come membro dell’Accademia delle Scienze di Bologna, dove Giacinto si impegna anche come raccoglitore delle Dissertazioni lette durante le sedute, riuscendo così a dare seguito ad un progetto di recupero storico iniziato con la pubblicazione nel 1726 delle Tavole Cronologiche degli Uomini Illustri per Lettere e Impieghi avuti all’Università di Bologna (per le stampe di Clemente Maria Sassi).

VOGLI DIVENTA ACCADEMICO BENEDETTINO
Il consolidamento della propria posizione sociale consente a Vogli di sposare l’amata Maria Orsola Menghini (sorella di Vincenzo, scopritore del ferro nel sangue). L’unione porta alla nascita di due figli, tra cui il primogenito Giuseppe deciderà di seguire le orme paterne, diventando medico, studioso di scienze naturali e membro dell’Accademia delle Scienze, che presiederà nel 1787.
A metà degli anni ’40 Vogli è inserito nella prima classe di Accademici Benedettini, appena istituiti da Papa Benedetto XIV. La carica ottenuta lusinga il budriese, che può dedicarsi senza preoccupazioni allo studio grazie alla somma di denaro annuale prevista per i ventiquattro Benedettini. La curiosità resta il tratto distintivo del carattere di Giacinto, spesso in viaggio tra le provincie marchigiane per osservare varie specie di gessi. Durante una delle sue ultime escursioni, a Scapezzano (vicino a Senigallia) lo studioso trova delle pietre (ittiopetre e dendrofore) contenenti dei resti fossili di pesci e foglie di piante. Vogli analizza con cura questi ritrovamenti, che saranno studiati anche in seguito da esperti e ritenuti fondamentali nella ricostruzione delle caratteristiche della fauna e della flora presenti in epoche molto lontane dalla nostra.
Verso la fine degli anni ’40 lo scienziato di Budrio inizia a soffrire di una grave malattia agli occhi, accompagnata presto da vertigini. Nel corso di un breve periodo si verifica la perdita totale della vista, che il 23 giugno 1762 sarà seguita da un mortale colpo apoplettico. L’ultimo decennio dell’esistenza di Giacinto Vogli è purtroppo funestato dalla sofferenza, che lo allontana progressivamente dagli amati studi, sempre protagonisti dei suoi pensieri.

Leonardo Arrighi

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