La bottega della Lavrina a Budrio

30 giugno, 2017

laviniaDall’inizio degli anni ’20 alla metà degli anni ’60, in via Bissolati (attuale n.36), c’era la bottega della Lavrina, ancora viva nei ricordi di molti budriesi. Nella drogheria si vendeva un’infinità di prodotti – dalle saponette al petrolio per le lanterne – e si svolgevano numerose attività, tra cui: il montaggio delle bombole del gas a domicilio e la distribuzione di sale, zucchero e caffè alle pasticcerie, ai forni e ai bar. In via Benedetti e in via Inzaghi c’erano i numerosi magazzini della Lavrina, che sostanzialmente era anche una grossista, capace di rivendere i prodotti in grandi quantità. Non si può dimenticare il primo distributore di benzina budriese, collocato davanti alla bottega e gestito dalla stessa Lavrina, che poteva contare sui figli e sui collaboratori, parte di una storia tutta da riscoprire.

TUTTI DALLA LAVRINA
Tra le botteghe storiche budriesi non può mancare quella della Lavrina, che per quarant’anni ha gestito la propria attività, collocata nell’attuale via Bissolati n.36. Gli abitanti di Budrio entravano quotidianamente nella drogheria della Lavrina alla ricerca di qualsiasi prodotto. I forni, le pasticcerie, i caffè e molti altri negozi venivano riforniti direttamente dalla bottega di via Bissolati, che acquistava enormi quantità di zucchero, sale e caffè, diventando così rivenditore (o grossista).
Il lungo bancone, gli scaffali pieni di saponette e profumi, di sigarette, di pasta e di varie scatolette, i contenitori dello zucchero, del cioccolato in polvere e delle spezie, le mensole con i liquori, l’odore dello zucchero vanigliato, delle caramelle alla mela, della noce moscata, del thè e del caffè.
Il mutare delle necessità quotidiane, scandite in parte dall’arrivo sul mercato di nuovi prodotti, ha avuto una testimone attenta: la Lavrina, che in realtà si chiamava Genoveffa Caroluppi ed era nata a Budrio nel 1872. Il padre – soprannominato Bastòn «Bastone» per la magrezza – si era pentito rapidamente del nome dato alla figlia, scegliendo di ribattezzarla (non all’anagrafe) Laurina, in dialetto Lavrina. Nonostante la scarsa istruzione, che non le aveva permesso di alfabetizzarsi in modo completo, la proprietaria della bottega di via Bissolati ha sempre avuto una sorprendete famigliarità con i numeri: resta indimenticabile la precisione nel fare i conti dei clienti, disorientati spesso – negli ultimi anni – dai continui riferimenti agli scudi: unità di misura monetaria già in disuso.
Gli odori di zucchero vanigliato, delle caramelle alla mela, dei coloniali, del cioccolato in polvere, della noce moscata e di mille altri prodotti avvolgeva la bottega e si spandeva lungo via Bissolati (fino al 1944 denominata via Umberto I), fondendosi – dalla seconda metà degli anni ’50 – con l’odore della benzina, proveniente dal primo distributore budriese: costruito davanti alla drogheria della Lavrina, che l’aveva in gestione. I componenti del negozio, tra cui Francesco e Antonio (i figli della titolare), si dividevano i vari compiti, tra cui: il lungo e faticoso lavoro nei magazzini di via Benedetti e via Inzaghi, il montaggio delle bombole del gas nelle abitazioni, l’occupazione in bottega e quella al distributore di benzina.

 

QUANTI PRODOTTI
Sali, tabacchi, marche da bollo, molti alcolici, pasta, riso, scatolame vario (tra cui tonno e sardine), caramelle, cioccolate, olio di tanti tipi (soprattutto d’oliva, di semi e d’arachide), zucchero, zucchero vanigliato, pepe, noce moscata, tantissime spezie diverse, parmigiano, farina gialla, aringhe, baccalà, amarena Fabbri, caffè in chicchi, thè, uva sultanina, cioccolato in polvere, canditi, cotognata, petrolio per lanterne e lumiere, acido muriatico e solforico: la varietà dei prodotti appena elencati dimostra l’importanza rivestita dalla drogheria di via Bissolati, frequentata da tutti i budriesi, che entravano nella bottega con diverse richieste.
Parlare della Lavrina significa rivolgere lo sguardo verso un’altra epoca, scandita da usi e costumi differenti. Ogni scaffale parlava di conquiste sociali, connesse all’evoluzione commerciale e all’arrivo di nuovi articoli. La nascita della bottega di via Bissolati è legata alla Lavrina e a suo marito: il signor Benfenati, proprietario di gran parte dell’edificio, che ospitava anche i magazzini e l’abitazione. La morte prematura del coniuge affida tutte le responsabilità alla Lavrina che, con il suo proverbiale acume e la sua innata predisposizione al commercio, riuscirà a condurre la drogheria fino alla morte, avvenuta nel 1960. L’attività passerà poi ai figli, che attorno al 1965 la venderanno al signor Longhi, che manterrà il negozio fino all’inizio degli anni ’90, continuando a gestire quella che per i budriesi era ancora la bottega della Lavrina.

Leonardo Arrighi

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3 Commenti


  1. E chi era “Chichin” ed la Lavrina ?

  2. E chi era “Chichin” ed la Lavrina ?

  3. Caro zio Vittorio (Sovrani, dipendente del negozio), bella emozione queste foto!!!!grazie.

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