Budrio, alla ricerca dei due oratori della memoria

5 luglio, 2017

oratoriomemoria2Tra le curve di due delle strade meno frequentate del Comune di Budrio ci si può imbattere in altrettanti oratori, custodi di storie e tradizioni legate a tempi ormai lontani. L’Oratorio di San Filippo Neri (o del Bellone), lungo via Trapanino, si pone come sentinella al confine tra il territorio budriese e quello di Granarolo, intrecciando la propria esistenza con quella di una importante famiglia, mentre l’Oratorio del SS. Salvatore, lungo via Ronchi, richiama alle mente i gesti quotidiani connessi al mondo agricolo, al timore per i repentini cambi climatici e ad un rapporto strettissimo con la natura.

AL CONFINE DI BUDRIO
Il confine tra il territorio di Budrio e quello di Granarolo coincide con via Trapanino, su cui sorge l’Oratorio di San Filippo Neri, ribattezzato anche Oratorio del Bellone. La struttura sacra – costruita dalla famiglia Desideri tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700 – è stata per molti secoli sul suolo budriese, mentre oggi appartiene a quello di Granarolo. Il passaggio da un Comune all’altro è rappresentato anche dal cambiamento del nome della strada, che da via Trapanino (Budrio) diventa via Trappanino, inaugurando questa nuova denominazione proprio in corrispondenza dell’Oratorio. Questo nome così particolare identifica la strada sin dalla seconda metà del ‘600 e deriva dallo scolo Trapanino, che costeggia (in parte) la via, il cui segmento iniziale, imboccandola dalla San Donato e fino alla svolta verso ovest, coincide con la porzione di un cardine della centuriazione romana. Il toponimo trapanino ha la propria origine nel vocabolario del latino classico e molto probabilmente fa riferimento all’azione erosiva della corrente, un tempo molto più forte e capace di creare un solco sul terreno.
La storia dell’Oratorio di San Filippo Neri si fonde con quella della potente famiglia Belloni, che attorno al 1750 acquista molti terreni nella zona. I Belloni diventano proprietari della casa colonica, che verrà poi ribattezzata Palazzo Bellone, e dell’Oratorio vicino: il San Filippo Neri. La nobile famiglia restaura profondamente l’abitazione, lasciando intatta la struttura cinquecentesca, inserendo però il gusto architettonica del ‘700: evidente in un ampliamento dell’edificio, nella torre colombaia e nelle numerose rifiniture.
I Belloni intervengono anche sull’Oratorio, che acquisisce una facciata elegante, settecentesca e caratterizzata da un timpano semplice, che conferisce armonia all’edificio, contraddistinto da un piccolo campanile a vela e provvisto di due campane. L’interno presenta un altare maggiore, un grande affresco del tardo ‘700, che raffigura la Madonna fra due Santi e un’epigrafe, che riporta la data 1796, gli obblighi del cappellano e le messe da celebrare. Sul lato orientale sorge la canonica, che per molto tempo (fino a metà ‘800) ha ospitato un sacerdote. Oggi, ancora in discrete condizioni, l’Oratorio San Filippo Neri o del Bellone continua a vigilare sul confine budriese, testimone dei numerosi spostamenti degli abitanti.

L’ORATORIO DI VIA RONCHI
Lungo la chilometrica via Ronchi (a Mezzolara), all’incrocio con via Grotti e via Decima, sorge l’antico Oratorio del SS. Salvatore, sconsacrato da quasi novant’anni. Avvolto dalla vegetazione e ben visibile soltanto da via Riccardina, l’ex Oratorio è da tempo lasciato a se stesso ed ormai in pessime condizioni. Gli ultimi novant’anni lo hanno visto impegnato come magazzino per attrezzature agricole, ma nei secoli il Santissimo Salvatore ha rappresentato un luogo sacro molto frequentato dalle comunità dei Ronchi e di Mezzolara.
Dell’Oratorio si parla già nell’ambito della visita pastorale del 1705, quando ne viene ratificata l’esistenza, assegnandone la proprietà alla famiglia Ranuzzi. La visita pastorale porta alla stesura di un elenco di attributi necessari per rendere sacro l’edificio, tra questi: la collocazione sopra il tetto della croce e l’inserimento all’interno dei vari apparati liturgici. Quasi cinquant’anni dopo, nel 1752, l’Oratorio non risulta ancora funzionante. In questo primo periodo la struttura è dedicata alla Beata Vergine del Rosario. L’intitolazione al SS. Salvatore appare soltanto nel 1876 – anche se l’ambiguità rimarrà per molti decenni –, quando il patronato dell’Oratorio è assegnato alla famiglia Guidalotti, chiamata ad eseguire dei necessari lavori di restauro, supervisionati dall’arciprete della Pieve, a cui fa capo l’edificio sorto sul territorio denominato Ronchi di Bagnarola.
Nella visita pastorale del 1900 l’edificio è già di proprietà dell’Opera Pia dei Poveri Vergognosi, che si impegna a realizzare numerosi interventi. Dodici anni dopo, l’Oratorio appare in buone condizioni, tranne il tabernacolo. Dallo scritto di don Angelini (in occasione della visita pastorale del 1912) emergono le tradizioni legate al SS. Salvatore, al cui interno vengono celebrate tre messe nel mese di maggio, chiedendo così delle benedizioni per i campi circostanti: fondamentali fonti di sostentamento per la popolazione. Le preghiere per i buoni raccolti si susseguono all’interno dell’edificio, vero e proprio guardiano della pianura all’intersezione tra Mezzolara, Riccardina, Maddalena di Cazzano e Bagnarola.
Durante l’ennesima visita pastorale (del 1927) la Curia bolognese impone all’Opera Pia di realizzare un restauro sostanziale, pena la sconsacrazione. Nel corso del biennio seguente, non cambia nulla e di conseguenza la pietra e tutto ciò che è sacro viene rimosso per sempre. L’Opera Pia provvede alla vendita della struttura – legata al podere su cui sorge – ad una famiglia.
Fino ad oggi si possono contare altri due passaggi di proprietà. Pur non essendo più officiato da una novantina di anni, l’Oratorio del SS. Salvatore – in grave stato di abbandono – conserva intatta la memoria di un tempo lontano, in cui la prosperità del proprio appezzamento di terra faceva rima con la vita stessa.

Leonardo Arrighi

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